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Giovani, grandi speranze: Laura Rogora

Adolescente, ha cominciato ad arrampicare per gioco, con il papà e la sorella. Oggi è una delle punte più avanzate dell'arrampicata sportiva giovanile italiana. Brava sia sul sintetico sia in falesia.

7 Ottobre 2015

Arrampicata indoor e in falesia

© Beatrice Possidente

Anche i grandi climber sono stati adolescenti. Anzi, hanno cominciato a giocare con prese e movimenti di scalata da ragazzini, se non addirittura prima. Proprio come Laura Rogora, una delle promesse dell'arrampicata sportiva italiana.

Per la verità, Laura la roccia l'ha vista per la prima volta che era davvero piccina, quando il papà, che un tempo si dilettava di falesie, l'ha portata a Ferentillo con la sorellina. All'inizio, com'è giusto che sia, è stato un bel gioco, che si è ripetuto diverse volte nel tempo libero dei genitori. Poi, a sei anni e mezzo, c'è stato il passaggio sulla plastica, in una palestra vicino a casa, a Roma, sotto l'occhio vigile dell'allenatore Alessandro Marrocchi.

In seguito, dopo un percorso graduale e sorvegliato, sono arrivate le gare. La prima si è svolta all'Aquila. "Ero così piccola che non riuscii a chiudere neanche un blocco" ci ha confidato Laura, che però ha saputo subito immaginarsi un seguito: "Non mi sono affatto demoralizzata, anzi la cosa è stata uno stimolo per cercare di migliorare e per allenarmi di più".

© Stefano Michelin

Certo, l'allenamento. Che presto passa da una seduta settimanale, intervallato da lezioni di ginnastica artistica, a tre, senza più ginnastica. Per aumentare ancora, fino a cinque, due ore per volta: con due sessioni di boulder a settimana, una sui circuiti di velocità, e la domenica tutta sulla roccia, in falesia.

La scuola? Con un po' di impegno, assicura Laura, va tutto bene. I compiti trovano spazio dopo l'allenamento e a fianco di altri interessi, come suonare, fare passeggiate in montagna con i genitori, qualche volta sciare. Le stesse cose che piacciono alle ragazze e ai ragazzi della sua età. Normalità assoluta, insomma, con tutta la possibile gioia di vivere e l'affetto di una famiglia. E qualche sogno, più che legittimo: "migliorare ancora in arrampicata, scoprire le falesie più belle d'Europa e del mondo, scovare un progetto da provare e riprovare". E poi allenamenti seri. "Dalle mie parti" spiega Laura, "la falesia è l'unico modo per allenarsi in lead, e quindi cerco di andarci il più possibile.

Durante l'inverno punto a più obiettivi su roccia, ma quando inizia il periodo delle gare cerco di scalare il più possibile su plastica, spostandomi verso il Nord Italia, dove ci sono palestre migliori, e quindi metto da parte la falesia".

© Enrico Rogora © Stefano Michelin

Tranquilla, matura e per nulla sopra le righe, oggi Laura è senz'altro una delle giovani climber più promettenti d'Italia. Molte e importanti le sue prestazioni in gara: negli ultimi anni ha spopolato nel Rock Junior ed è stata 5 volte campionessa italiana giovanile di boulder, 2 volte di lead, 3 volte di speed e 5 volte di combinata; e via di seguito, fino al podio più alto nella gara di Mitterdorf, in Austria, nell'ambito la Coppa Europa Giovanile Lead, l'11 agosto scorso, per finire con il recentissimo e ottimo terzo posto conquistato nella finale Youth B under 16 ai Mondiali Giovanili di arrampicata sportiva Lead ad Arco.

Tra le altre realizzazioni più importanti, vanno segnalate, sul lavorato in falesia: Ciccio formaggio (8c), alla Grotta dell'Arenauta a Sperlonga, nel dicembre 2014; poi, lo scorso marzo, la salita de Il Corvo (8c) a Il Gabbio di Ferentillo, storica via chiodata da Stefano Finocchi nei primi anni '90 e liberata da Jolly Lamberti nel 1994, ben prima della nascita di Laura…. E ancora, on sight: Cubata + chupito 3 euros (8a+/b) a Margalef, in Catalogna.

Un curriculum invidiabile. Impossibile obiettare.

© Alessandro De Martini

Si ringraziano Beatrice Possidente. Stefano Michielin, Alessandro De Martini ed Enrico Rogora per le foto.

 

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