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La Grave, terreno di scoperta e scuola di scialpinismo

Il comprensorio dei valloni della Meije, a La Grave, è unico al mondo. C’è solo una cabinovia che porta sciatori e alpinisti a 3200 metri d’altitudine, sotto la Meije e il Rateau. Lassù, un piccolo skilift serve una pista sul ghiacciaio. Oltre a queste infrastrutture, peraltro minime, non c’è niente; o meglio: c’è tutto il resto: ghiacciai, colouir, valloni, pareti esposte a nord, creste… Un terreno d’eccezione sia i rider, sia per imparare e progredire nello scialpinismo. Vi proponiamo una visita ai luoghi con le pattuglie e i professionisti dell’Ufficio guide di La Grave.

26 Febbraio 2015

Alpinismo

La Grave © PETZL/Boris Dufour

21 marzo 2014, La Grave, stazione di partenza della cabinovia della Meije. Obiettivo della giornata: unire sci su ghiacciaio ed esercitazioni alpinistiche. Ma soprattutto approfittare di questo meraviglioso comprensorio alpino come terreno di formazione. Sono le 8.45 e abbiamo un appuntamento con due guide alpine, Pascal e Per, oltre che con due pattugliatori di La Grave, Ulysse Mayeul e Jérôme.

 

Hai detto pattugliatori?

“Quassù, fuori dall’unica posta segnalata” spiega Ulysse Perrier, “gli sciatori si muovono sotto la propria responsabilità in un ambiente di alta montagna; quassù non esistono né indennizzi, né segnaletica, né distacchi preventivi di valanghe”. Per monitorare le condizioni della neve e fornire informazioni, siamo quattro, tutti stipendiati dal Comune di La Grave. Il team è composto da tre pattugliatori e da una guida alpina che viene chiamata “guide de veille”.  Rispetto agli utenti, svolgiamo compiti di prevenzione, e siamo in grado di fornir loro uno sguardo obiettivo sulle condizioni di sicurezza o meno del comprensorio, circa la qualità della neve, il rischio di valanga, le condizioni meteo…” Mayeul Riffet s’inserisce nel discorso e precisa: “La mattina forniamo informazioni a sciatori e alpinisti. Anche se non possiamo imporre nulla, cerchiamo di far passare dei messaggi non solo sull’importanza di Arva (Dva in francese; l’apparecchio di ricerca per i travolti da valanga), pala e sonda, ma anche sull’attrezzatura necessaria per muoversi in sicurezza su ghiacciaio. Il nostro obiettivo principale consiste nel rendere le persone consapevoli del terreno in cui si muovono e spingerli a farsi una “cultura di montagna”. Inoltre siamo presenti sul posto per monitorare l’evoluzione delle condizioni ambientali e prendere visione di ciò accade nel comprensorio.
In caso di soccorso, operiamo sotto la direzione delle unità del soccorso alpino (il PGHM e i CRS), che riportano a valle i feriti o i travolti da valanga con mezzi aerei. In caso di condizioni meteo complicate, assieme alle unità di soccorso riportiamo a valle i feriti con la slitta.

 

Capire le condizioni, portare l’attrezzatura più adatta

Dalla cabinovia, che conduce fino a quota 3200 m si, il terreno di gioco si svela a poco a poco. I boschi, gli itinerari nei valloni della Meije e, più lontani, i Pans de rideau, i coloir della Punta Trifide e gli Enfetchores… Oggi tutto ha un aspetto piuttosto secco. Quando pensiamo a La Grave, vengono alla mente di neve polverosa e leggera. Oggi però la faccenda è diversa. Dice Ulysse Perrier: “Abbiamo un rischio valanga 2. Si tratta di un rischio limitato, ma attenzione: la maggior parte del rischio non sta lì.  Il comprensorio è stato spazzato da un vento piuttosto forte e le temperature sono state molto miti. Inoltre, negli ultimi quindici giorni, non ci sono state nevicate, sicché in generale il manto nevoso è duro e compatto. I grandi itinerari di discesa non sono del tutto in condizioni. Dato che in situazioni come queste una caduta va assolutamente evitata, non è opportuno impegnarsi in discese del genere. D’altra parte non lo fanno neppure i professionisti”.

La Grave © PETZL/Boris Dufour

Neve dura sotto il Colle de la Girose

Approfittiamo della salita in cabinovia per parlare dell’attrezzatura. Pascal Guiboud ci mostra il contenuto del suo zaino. “Oggi il mio sacco è ben pieno, ho con me tutta l’attrezzatura necessaria per uscire dalle piste battute: pelli di foca, coltelli da sci, la piccozza, i ramponi, l’imbragatura, la corda, il materiale da ghiacciaio, viti, fettucce, moschettoni, bloccanti utili per tirar fuori chi è caduto in un crepaccio, una busta-farmacia, viveri per la giornata, un thermos e una lampada frontale per il soccorso. È il materiale che mi consente di essere abbastanza autonomo”.

Una giornata di formazione

La cabinovia ci ha depositato a quota 3200. Il terreno di gioco che svela davanti ai nostri occhi è immenso. Accompagnati da Pascal e Per, entrambi guide alpine, mettiamo le pelli e partiamo in direzione del Colle de la Girose. Secondo Pascal, il posto è davvero interessante le prime esercitazioni. “Il ghiacciaio de la Girose presenta tutte le situazioni possibili: i crepacci, una bella crepaccia terminale aperta, i seracchi e dei pendii relativamente ripidi, sui cui si vedono spesso delle tracce. Insomma, secondo lui il ghiacciaio è il luogo ideale per esercitarsi nella progressione in cordata con gli sci, per imparare a superare una crepaccia terminale, salire salire lungo i pendii ghiacciati, e magari innalzarsi per una breve lunghezza di corda e fare qualche curva con gli in questo settore, che è abbastanza ripido ma non troppo esposto”.

 

La Grave © PETZL/Boris Dufour

La Grave © PETZL/Boris Dufour

 

La Grave © PETZL/Boris Dufour

La Grave © PETZL/Boris Dufour

Gli esercizi...

Dal Colle de la Girose, passaggio chiave per raggiungere l’alto Vallon de Selle, è possibile continuare a piedi lungo cresta ovest del Rateau. “La via normale non è difficile se si segue la cresta che viene percorsa d’estate e che presenta dei piccoli risalti di III+ o di IV. Se si seguono le cenge, si tratta di una scalata facile, che si può fare anche d’inverno, come pure l’altra grande classica della zona, il Pic de la Grave, che tecnicamente è un po’ più difficile e spesso molto innevato nella stagione fredda.

Di fronte al colle, verso nord, si stacca un’altra cresta, che viene percorsa spesso, a pochi passi dalla funivia: la traversata in senso sud est-nord ovest delle Punte Trifide. Si tratta di una traversata su roccia che comincia al Col du Pan de Rideau e si svolge in direzione del Pic Trifide. La scalata, AD, di solito percorsa in estate, permette di affrontare una cresta rocciosa tecnica, un tagliente affilato attrezzato a spit, e regala una vista eccezionale sulla parete nord del Rateau. “In inverno, per un terzo del suo percorso, può essere salita su neve con i ramponi. Vista da qui, sembra vicina e poco vertiginosa; per contro il lato nord, dalla parte opposta, è immenso e presenta una verticale di 500 metri. Se ci s’impressiona, se le difficoltà si rivelano un pochino oltre le proprie capacità, o se il tempo si deteriora, non si affatto obbligati a continuare. Si può scendere sul ghiacciaio de la Girose con una doppia di 50 metri”.

Ripassare le manovre

 

La Grave © PETZL/Boris Dufour

 

Dopo le nostre ultime curve sotto il colle, saliamo con lo skilift fino al Dôme de la Lauze. Se oggi è rischioso impegnarsi sui grandi itinerari, si possono comunque fare delle belle sciate sul ghiacciaio. È un’opportunità per migliorare le proprie conoscenze e imparare a muoversi in maniera intelligente con gli sci sul terreno glaciale. Le guide ci ricordano alcune regole di base da tenere presente sui ghiacciai: sciare distanziati tenendosi d’occhio a vicenda, non fermarsi tutti nel medesimo posto, non togliersi gli sci perché a piedi si ha meno portanza e più probabilità di fratturare un ponte di neve, non muoversi mai da soli o in condizioni di scarsa visibilità, e naturalmente sciare muniti di attrezzatura per la progressione su ghiaccio e per l’auto soccorso. Approfittiamo della situazione anche per esercitarci nelle manovre di recupero con il sistema del paranco, in modo da portare alla mente e rimettere in ordine, i  principi fondamentali della manovra, per quanto riguarda i materiali e la tecnica da impiegare. D’altra parte qui non ci troviamo tra le pagine di un libro…

 

 

Per terminare la giornata, raggiungiamo l’itinerario di Chancel attraverso il Col du Lac, passaggio obbligato per scendere a La Grave. Grandi curve ci portano sopra il Lago di Puy Vachier. Ci si affacciano al couloir Patou. Come previsto, la neve è molto dura. La tensione di ciascuno di noi sale di una piccola tacca, e tutti ci concentriamo prima di impegnarsi nella discesa, con la dovuta cautela, mantenendo la giusta distanza tra ciascuno degli sciatori L'obiettivo è quello di non ritrovarsi a scendere gli uni sopra gli altri e di arrestarsi ai bordi del couloir. Da ultimo  si torna al P1 e quindi, gobba dopo gobba ,a La Grave.

Come ricordare una giornata così?

Pensando che La Grave non è solo e semplicemente un luogo importante per lo sci, ma anche un terreno eccezionale e accessibile per far pratica, debuttare, imparare, utilizzare in modo adeguato la propria attrezzatura, e anche fare un po’ esperienza nel campo dello sci e dell’alpinismo.

Cosa aspettate, dunque, a salire quassù a salutare la pattuglia che ci ha accompagnato?

La Grave © PETZL/Boris Dufour

Per maggiori informazioni:

 

 

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